sabato 27 agosto 2016

La storia del calco

Il gioco del calcio sembra avere origini antichissime. Tracce di giochi simili sono rintracciabili in diversi luoghi ed epoche. Un antico gioco con la palla era praticato già in Giappone verso l'XI secolo a.C. Nello stesso periodo in Cina era molto diffuso lo Tsu-chu (letteralmente: palla di cuoio calciata dal piede), che impiegava un pallone ripieno di piume e capelli femminili, bisognava infilare il pallone in un buco sostenuto da due canne di bambù, utilizzando unicamente i piedi.
Un manuale militare risalente al periodo della dinastia di Han, includeva questa disciplina fra le esercitazioni di formazione fisica. Un manoscritto del 50 a.C., conservato a Monaco, attesta l'introduzione del tsu-chu in Giappone e la disputa d'incontri internazionali tra le squadre dei due Paesi.
Sempre in Giappone risulta si giocasse il Kemari, più giovane di circa 500-600 anni rispetto a quello cinese, e tuttora praticato. In uno spazio relativamente piccolo, i giocatori dovevano passarsi, senza che questo toccasse terra, un involucro di cuoio al cui interno era inserita una vescica di animale gonfiata.

Altre testimonianze arrivano dalla Grecia antica dove, intorno al IV secolo a.C., si affermò l'Episkyros mai però inserito tra le discipline olimpiche del tempo. Altri giochi che prevedevano l'uso della palla erano l'urania, la feninda, l'aporraxis.
A Roma questo gioco si trasformò nell'Harpastum
 che deriva il suo nome dal termine greco arpazo, con il significato di strappare con forza, afferrare. Si utilizzava una piccola palla e due squadre si affrontavano in un campo rettangolare delimitato da linee di contorno e da una linea centrale. Lo scopo era quello di riuscire a poggiare la palla sulla linea di fondo del campo avversario. Erano permessi i passaggi sia con le mani che con i piedi ed ogni giocatore ricopriva un ruolo ben preciso .Marziale descrisse due tipi di pallone usati a quei tempi: la pila paganica (adoperata specialmente dai contadini) fatta di cuoio e piena di piume e la follis, sempre di cuoio ma con camera d'aria costituita da una vescica. Il gioco continuò ad essere popolare per circa 700-800 anni e praticato principalmente dai legionari che, combattendo in tutta Europa, ne permisero la sua diffusione.
Nel Medioevo i giochi con il pallone furono soprattutto espressione dell'antagonismo tra villaggi o tra fazioni dello stesso villaggio: perse le regole dell'antichità, obbedivano da luogo a luogo a norme diverse. Verso la fine del Duecento arrivano notizie della presenza di un gioco con la palla, il Large-football dalle Isole Britanniche. Una cronaca londinese del 1175, narra i timori del popolo per la violenza con cui si giocava al pallone durante il carnevale. Un secolo dopo, per questa sua natura violenta, il gioco fu regolato o addirittura proibito. Il 13 aprile 1314 il Re Edoardo II proibisce la pratica del gioco a Londra e nei luoghi pubblici. Nel 1388, con un editto del Re Enrico V, il gioco fu messo definitivamente al bando. Proibito in Inghilterra, si era ormai diffuso nei territori vicini e soprattutto in Scozia e Francia.
In Francia, nello stesso periodo, si giocava esclusivamente con i piedi e in modo assai violento la Savate. Una lettera di grazia (1374), parla della Soule come mezzo di contesa col pallone da lungo tempo praticata tra villaggi. Tale gioco è attestato già dal XII secolo nella Francia del nord e in Cornovaglia.
La palla contesa nella Soule era in cuoio o in vescica di maiale, riempita di crusca, fieno, muschio o crine di cavallo. Il campo da gioco aveva grandezza variabile e poteva anche includere fossati, ruscelli, boschi e zone paludose. La metà campo poteva essere il confine tra due parrocchie, la piazza del villaggio, il sagrato della chiesa ma anche il cimitero o il castello del signore locale. La palla veniva spinta usando mani, piedi o bastoni. Dalle saghe nordiche sappiamo poi che i Vichinghi praticavano il knattleikr :
divisi in due squadre, ciascuna con un capitano, si contendevano una palla dura e pesante. La palla poteva essere colpita a mani nude o con un bastone e doveva essere portata all'estremità del campo avversario. Il knattleikr si disputava su campi erbosi o sul ghiaccio: in quest'ultimo caso i Vichinghi cospargevano le suole delle loro calzature con bitume o sabbia per garantirsi una maggiore aderenza al suolo (il Grágás, un codice del XII secolo, parla di questo gioco). La versione celtica del calcio era il gaelico cnapan (o knappan). Veniva utilizzata una palla di legno intrisa di unto di grasso animale per renderla più viscida e sfuggente. Si fronteggiavano due squadre di uno o più villaggi con l'obiettivo di aggiudicarsi la palla e di conquistare il campo avversario. Le regole non scritte della competizione prevedevano che il gioco, se la foga era eccessiva, potesse essere fermato al grido: " Heddwch! ("Pace!")
Ma la città dove il gioco con la palla ebbe il massimo fulgore fu la Firenze medicea, dove si praticava il calcio fiorentino.
Il vocabolario della Crusca, edito a Venezia nel XVIII secolo, dà del gioco del calcio questa definizione: È calcio anche nome di gioco, proprio e antico della città di Firenze, a guisa di battaglia ordinata con una palla a vento, somigliante alla sferomachia, passata dai Greci ai Latini e dai Latini a noi. Il calcio fiorentino, assai diffuso a quei tempi, dava luogo a incontri ufficiali nelle grandi ricorrenze tra i partiti dei verdi e dei bianchi, rispettivamente della riva sinistra e destra dell'Arno. Il campo di gioco era Piazza Santa Croce ed il partito che vinceva si appropriava delle insegne avversarie. Ogni partito era formato da 27 giocatori: 15, divisi in tre gruppi di 5, formavano la linea degli innanzi che aveva compiti di attacco; 5, chiamati sconciatori, formavano la seconda linea e avevano il compito d'intralciare le manovre avversarie; 4 componevano la terza linea ed erano i datori innanzi, rilanciavano cioè la palla verso gli innanzi; 3, infine, formavano l'estrema linea dei datori indietro, che impedivano agli innanziavversari di raggiungere con la palla il fondo del campo e conquistare una caccia.
Attualmente quell'antico gioco è ricordato a Firenze, ogni anno, con una fedele ricostruzione in costume. Nel XVII secolo un gioco simile al calcio fiorentino si praticava anche a Venezia e Bologna, dove però era stato proibito nel 1580. Una variante del gioco del calcio 'alla fiorentina' veniva usata nel Seicento nella vicina Prato, come testimonia lo scienziato Francesco Redi in un'etimologia pubblicata da Gilles Ménages nelle sue "Origini della lingua italiana", pubblicate nel 1669: “In Prato, già Terra, oggi Città, in Toscana, non più che dieci miglia distante di Firenze, si fa il giuoco del calcio, non meno che in Firenze. Ma se nel giuoco di Firenze si usano piccoli palloncini, e si percuotono col pugno armato di solo guanto, in Prato si adoperano di que' pallon grossi, co' quali si suol giocare il gioco del pallon grosso (gioco noto in Francia) ed in questo giuoco del calcio de' pratesi, non si dà al pallone col pugno, ma sempre col calcio: anzi rarissime son quelle volte che se gli dà col pugno; perché il pugno nudo, o armato d'un semplice guanto, non avrebbe forza sufficiente a poter battere e spigner lontano quel così grosso pallone”.
In Inghilterra, riabilitato nel 1617 da Giacomo Stuart, il gioco con la palla ricominciò liberamente ad essere praticato, soprattutto dai giovani frequentanti i college e le università inglesi. Nacquero le prime regole scritte di un gioco denominato dribbling-game, antenato sia del calcio che del rugby, che vedeva affrontarsi due squadre di 11 o 22 giocatori e prevedeva sia l'uso dei piedi che delle mani. Ma ancora, nel 1820, sussisteva confusione tra un tipo di gioco e l'altro, le cui evidenti differenze originarono, in seguito, una separazione e la nascita della Rugby Union, nel 1846.
Un primo tentativo di unificazione si ebbe con le 14 regole, quando al Trinity College di Cambridge si riunirono giocatori in rappresentanza di diversi istituti per stilare una prima bozza del regolamento del gioco del football.
Il 24 ottobre 1857 venne fondato il primo club di football al mondo, lo Sheffield Football Club, che giocò la sua prima partita al Parkfield House, e nel 1858 furono scritte le Sheffield Rules (Regole di Sheffield)

Ma è solo nel 1863, e precisamente il 26 ottobre, che il calcio ha riscontro istituzionale. A Londra, in Great Queen Street presso la Free Mason's Tavern (la taverna dei Framassoni o dei Liberi Muratori), si danno appuntamento i rappresentanti di undici club e associazioni sportive londinesi per creare la prima federazione calcistica nazionale, una struttura unitaria che prenderà il nome di Football Association. Scopo primario è codificare in maniera organica e omogenea il nuovo gioco. Il regolamento che scaturisce dall'incontro mostra però un evidente compromesso con lo sport per eccellenza nel mondo anglosassone che già allora andava sotto il nome di football: il rugby. Il 24 novembre dello stesso anno i membri della Football Association si riuniscono nuovamente e due opposte fazioni si scontrano: da un lato mr. Morley (Segretario dell'associazione), deciso ad eliminare la matrice rugbystica del nuovo gioco, dall'altro mr. Campbell (Presidente del club Blackheat), estremo difensore di quella impostazione. Sono le ragioni del segretario ad imporsi ed il successivo 8 dicembre vengono apportate sostanziali modifiche al regolamento: nessun giocatore infatti potrà correre con la palla tra le mani o caricare l'avversario. Il calcio, come oggi l'intendiamo, ha finalmente intrapreso la sua strada.
A differenza degli esordi, che quasi non vedevano alcuna distinzione di ruoli tra i giocatori, con il trascorrere degli anni nascono poco a poco "specializzazioni" che porteranno ad una sommaria distinzione tra attaccanti e difensori. È questo il periodo in cui si tende ad equilibrare la sbilanciamento in avanti delle squadre e il risultato più evidente è l'arretramento di tre attaccanti: i mediani. Ma è con gli inizi del 1870 che lo schieramento in campo assume quell'impostazione ben presto diffusa in tutto il mondo costituita da un portiere, due terzini, tre mediani e cinque attaccanti. Nel 1871, intanto, vengono codificate le dimensioni del pallone, fa la sua comparsa la figura del portiere come unico giocatore al quale fosse consentito toccare la palla con le mani, e nasce la federazione scozzese. Nel 1875 è la volta di quella gallese. Solo tre anni più tardi un arbitro utilizzerà per la prima volta un fischietto per dirigere una gara.
Notevoli e rapidi progressi si ebbero poi anche nei materiali usati per costruire il pallone. Tutti i giochi con la palla infatti fino al XIX secolo furono condizionati dai limiti tecnici della loro oggettistica: l'insicura elasticità delle vesciche di animali, la scarsa sensibilità delle sfere di tela riempite di turaccioli, la difficoltà di reperire sostanze espansive. La rivoluzione merceologica fu compiuta dall'avvento del caucciù, che gli inglesi trapiantarono dalle foreste sudamericane nei loro possedimenti dell'Oceano Indiano. L'invenzione della camera d'aria rese poi possibile un notevole progresso nel controllo e nella mobilità della sfera. Nel 1880 si aggiunge un'altra federazione alle tre già esistenti: quella irlandese. Sei anni dopo, nel 1886, viene fondato l'International Football Association Board (IFAB), organo costituito dalle quattro federazioni britanniche di Inghilterra, Scozia,Irlanda e Galles, con il compito di far rispettare le regole del gioco e se necessario, di apportarvi modifiche. Tale organo è tuttora in vigore ed è l'unico, a livello mondiale, a decidere in tema di regolamento del gioco. Sempre nel 1886 viene ufficialmente riconosciuto il professionismo sportivo: i calciatori sono cioè equiparati alle altre categorie di lavoratori e devono conseguentemente percepire un compenso per l'opera prestata. Una decisione che provoca dure reazioni da parte di alcuni ambienti che, nel 1907, daranno vita ad un'altra associazione.
Nel 1890 le porte sono finalmente dotate di reti, una innovazione importante basata sul brevetto di un cittadino di Liverpool: Mister Broodie. Due anni più tardi fa la sua comparsa il calcio di rigore
.
In Gran Bretagna il calcio si era ormai consacrato come fenomeno sportivo e sociale, capace di coinvolgere migliaia di spettatori e affollare gli stadi. Alla finale di F.A. Cup nel 1887 erano presenti 27.000 spettatori, che sarebbero diventati 110.000 quattro anni più tardi. Alla passione degli studenti si aggiunse quella degli imprenditori. Questi ultimi rimasti estranei ai primi passi del nuovo gioco, se ne erano innamorati solo quando esso aveva completato le sue strutture formali. Contribuendo così alla costruzione degli stadi, al finanziamento dei club, alla nascita del primo mecenatismo sportivo al mondo. Al football si erano ormai avvicinati anche i ceti medi e i colletti bianchi delle manifatture e delle banche, meno entusiasta era invece rimasto il mondo delle professioni liberali, mentre quello degli intellettuali appariva abbastanza diviso, famosa al riguardo è l'invettiva del Premio Nobel Kipling contro gli entusiastici sostenitori del nuovo sport:”voi che saziate le vostre piccole anime con gli idioti fangosi del football”. Nonostante ciò il calcio era ormai in grande ascesa in tutto il regno, pronto per varcare i confini nazionali e diffondersi in tutta Europa.
Nel frattempo il gioco si è diffuso un po' ovunque nel mondo in particolare nei paesi che subivano l'influenza dell'allora impero britannico. Nel 1891 nacque la Federazione calcistica della Nuova Zelanda, nel 1892 quella del Sud Africa, nel 1893 quelle diArgentina, Belgio e Cile, nel 1895 quella Svizzera, nel 1900 quella della Germania.
Il primo campionato con partite di andata e ritorno e punteggi per la classifica fu naturalmente in Inghilterra nel 1889, a cui poi seguirono Argentina 1893, Francia 1894, Belgio 1895, Olanda e Svizzera 1897.
La prima partita ufficiale tra nazionali, fuori dai confini inglesi fu disputata tra la nazionale di calcio dell'Austria e la nazionale di calcio dell'Ungheria il 12 ottobre 1902 e vide la vittoria dei primi per 5-0.
La FIFA, acronimo di Fédération Internationale de Football Association, viene fondata, senza gli inglesi, il 21 maggio 1904per iniziativa di Francia, Svizzera, Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Danimarca e Spagna; nel 1905 c'è l'affiliazione degli inglesi.
La definitiva consacrazione del gioco e della sua diffusione avvenne con le Olimpiadi di Londra del 1908.
Fino al 1995 una regola per le squadre di club UEFA era in vincolo di non più di tre giocatori stranieri per squadra e ciò invogliava la costruzione di vivai per creare e far crescere propri talenti. La cosiddetta sentenza Bosman rivoluzionò il calcio europeo liberalizzando il mercato del pallone e la possibilità di inserire in campo quanti più giocatori europei (comunitari) si voleva mandando in crisi il concetto di vivaio.

Affiliazioni FIFA[


Oggi sono affiliate alla FIFA 208 federazioni nazionali raggruppate in 6 Confederazioni continentali: l'AFC per l'Asia, la CAFper l'Africa, la CONCACAF per il Nord, America centrale e Caraibi, il CONMEBOL per il Sud America, l'OFC per l'Oceania e laUEFA per l'Europa.

venerdì 26 agosto 2016

Fuorigioco-la sua storia

Il fuorigioco è una regola inclusa nel regolamento di alcuni sport e in ciascuno di essi fa riferimento alla posizione relativa dei giocatori della squadra attaccante rispetto ad una linea, immaginaria o realmente tracciata sul terreno di gioco. È presente nel regolamento dei seguenti sport:
·         Calcio
·         Hockey su ghiaccio
·         Rugby
Il fuorigioco è disciplinato dalla Regola 11 del Regolamento del Gioco del Calcio. Un giocatore si dice in posizione di fuorigioco quando - nel momento in cui un compagno giochi il pallone - egli si trovi al di là della linea del pallone e tra di lui e la linea di porta avversaria non ci siano almeno due giocatori avversari (uno dei quali può eventualmente essere il portiere, condizione questa non necessaria). Lo stazionare in posizione di fuorigioco non costituisce in sé un'infrazione. La posizione di fuorigioco di un giocatore viene punita solo nel momento in cui un compagno di squadra esegua un passaggio (anche in maniera fortuita) verso l'uomo in fuorigioco e questi entri in contatto con il pallone, oppure, pur non essendo il destinatario, influenzi un avversario o tragga vantaggio dalla propria posizione.
In passato il regolamento era meno permissivo punendo il fuorigioco indipendentemente dall'uomo al quale fosse diretto il passaggio, salvo prevedere, in alcuni casi il fuorigioco passivo non punibile. Se un calciatore, infortunato o meno, durante il corso di un'azione termina all'esterno del terreno di gioco, ai fini del calcolo del fuorigioco dovrà essere considerato come se giacesse sul terreno di gioco, nel punto della linea perimetrale più prossimo a lui; in tale contesto, se un difensore rotolasse accidentalmente all'esterno della propria linea di porta, e il portiere suo compagno fosse ancora fra i pali, essi terrebbero in gioco qualsiasi avversario sul terreno di gioco. Un calciatore che si trova in posizione di fuorigioco deve essere punito per infrazione di fuorigioco soltanto nel momento in cui egli prende parte attiva al gioco quando un suo compagno gli passa, o calcia verso di lui, il pallone; la posizione di fuorigioco deve essere calcolata al momento del passaggio del compagno: se un calciatore passa il pallone ad un proprio compagno quando quest'ultimo è in posizione regolare, l'arbitro non dovrà sanzionare il fuorigioco se poi il pallone gli giunge quando suddetto compagno si è spostato in posizione di fuorigioco. Viceversa, se un calciatore passa il pallone ad un proprio compagno in posizione di offside nel momento di inizio del passaggio, il fuorigioco dovrà essere sanzionato comunque anche se tale compagno recupera il pallone dopo essere arretrato in posizione regolare.
Un calciatore concretizza la propria partecipazione al gioco quando:
· interviene nel gioco;
· influenza un avversario;
· trae vantaggio da tale posizione.
"Intervenire nel gioco" indica il toccare il pallone; "influenzare un avversario" indica ostruire la visuale o impedire il movimento di un avversario con la propria presenza; "trarre vantaggio da tale posizione" indica giocare il pallone dopo che questo è stato accidentalmente rimbalzato da un palo, da una traversa, da una bandierina d'angolo, dall'arbitro, da un suo assistente sul terreno di gioco o da un avversario. Se un calciatore che si trova in posizione irregolare mentre un suo compagno gli passa il pallone commette uno di questi tre atti, deve essere sanzionato per fuorigioco.
Quando l'arbitro sanziona un'infrazione di fuorigioco, interrompe il gioco ed assegna un calcio di punizione indiretto in favore della squadra avversaria; tale calcio di punizione dovrà essere eseguito dal punto in cui si trovava il calciatore in posizione irregolare al momento del passaggio del compagno. Il calciatore non dovrà essere né ammonito né espulso, in quanto il fuorigioco è un'infrazione ma non una scorrettezza.
Normalmente, se un calciatore lancia il pallone in direzione di un proprio compagno in posizione irregolare, e durante la traiettoria questo viene deviato da un calciatore difendente, se il pallone termina comunque al calciatore in offside questi sarà punito per infrazione di fuorigioco soltanto se la deviazione del difendente è stata involontaria, mentre sarà invece cancellato il relativo fuorigioco se il difendente ha giocato volontariamente il pallone. Se però questa giocata di un difendente avviene, seppur volontariamente, nel tentativo di salvare una rete, qualora il pallone pervenga successivamente ad un attaccante in posizione di fuorigioco questi sarà comunque punito per offside

Un calciatore, benché in posizione irregolare, non può essere punito per fuorigioco se riceve il pallone direttamente da una rimessa laterale o da un calcio di rinvio eseguito da un compagno di squadra; in verità la regola include tra le rimesse di questo tipo il calcio d'angolo ma si tratta di una specificazione inutile perché su battuta di calcio d'angolo per definizione nessun calciatore in campo può essere in fuorigioco. Inoltre un calciatore non potrà mai essere punito per infrazione di fuorigioco se interviene nel gioco stazionando sulla linea mediana, in quanto un calciatore non può essere in posizione di fuorigioco nella propria metà del terreno di gioco: e la linea mediana, appartenendo contemporaneamente ad entrambe le metà del terreno di gioco, fa anche parte della metà-campo appartenente al calciatore che interviene nel gioco. Se un difensore esce volontariamente dal terreno di gioco per mettere in posizione di fuorigioco un attaccante avversario, l'arbitro lascerà che il gioco prosegua per il vantaggio e alla prima interruzione del gioco ammonirà il difendente per aver abbandonato il terreno di gioco senza il permesso dell'arbitro. Se nel frattempo l'attaccante ha segnato una rete, questa è valida.
Di contro un attaccante in posizione di offside non commette infrazione se abbandona il terreno di gioco per mostrare di non voler prendere parte al gioco, e quindi di non commettere infrazione: in compenso deve richiedere il permesso dell'arbitro per tornare sul terreno di gioco, e se omette di fare ciò deve essere ammonito per essere rientrato sul terreno di gioco senza il permesso dell'arbitro.
Se un calciatore rotola all'interno della porta avversaria mentre un suo compagno segna una rete, tale rete sarà convalidata se l'attaccante che era entrato in porta resta immobile; se invece con la voce o con i gesti ostacola o disturba un avversario, la rete non sarà convalidata, il calciatore sarà ammonito per comportamento antisportivo e la gara verrà ripresa con una rimessa da parte dell'arbitro dal punto in cui si trovava il pallone al momento dell'interruzione. Il fuorigioco fu codificato nel 1864 al momento della stesura del primo regolamento ufficiale della storia del calcio. Inizialmente si prevedeva che fra il giocatore che riceveva un passaggio e la porta avversaria vi fossero perlomeno 4 giocatori avversari. L'origine della regola sta nel fatto che si voleva evitare che uno o più attaccanti attaccassero da tergo il difensore che giocava la palla. Nel 1866 il fuorigioco passò da 4 a 3 uomini e dal 1907 si iniziò a sanzionare questa infrazione solo se il giocatore si trovava nella metà campo avversaria.

La modifica che più ha influenzato la storia del calcio (proposta per primo nel 1925 dall'allora tecnico del Newcastle) è senz'altro quella del 1926, con la quale si passò dal fuorigioco a 3 a quello a 2 giocatori. Questa variazione, volta ad aumentare la spettacolarità del gioco, sortì gli effetti desiderati e il numero di reti aumentò decisamente. Questa rivoluzione regolamentare ne determinò un'altra dal punto di vista tattico: l'esigenza di rafforzare la difesa spinse Herbert Chapman,
allenatore dell'Arsenal, a inventare un nuovo modulo di gioco che gli permise di guidare la squadra londinese a vincere due titoli nazionali. Il WM (anche detto Chapman system o semplicemente il Sistema), come venne battezzato, andò a sostituire la piramide (tattica coniata nei college dell'Università di Cambridge e sino ad allora universalmente diffusa) e ben presto sopravanzò anche il WW (anche detto il Metodo), diffusosi nello stesso periodo nell'Europa continentale ad opera degli amici e rivali Vittorio Pozzo e Hugo Meisl, allenatori rispettivamente dell'Italia e dell'Austria.
Pozzo
La più geniale trovata del Sistema consiste nell'arretramento del centromediano, che, a differenza del centromediano del Metodo (detto perciò "centromediano metodista"), perdeva così i suoi compiti di rilancio dell'azione per dedicarsi a marcare il
 centravanti avversario, in modo da controbilanciare lo svantaggio numerico in fase difensiva.
Per cercare di placare le polemiche nate dai sempre maggiori errori arbitrali, l'allora presidente della FIFA Blatter considerò la possibilità di eliminare del tutto la regola del fuorigioco Questa eventuale modifica rivoluzionerebbe il mondo del calcio.

 l controllo del fuorigioco, nelle serie maggiori quali quelle della Lega Nazionale Professionisti, è demandato ai due assistenti arbitrali, i quali devono immediatamente segnalare con la propria bandierina all'arbitro quando un calciatore deve essere punito per infrazione di fuorigioco. A pensarci bene sarebbe una delle migliori cose dette da Blatter. Un occhio umano deve vedere allo stesso istante ALMENO 4 luoghi cioè quando il calciatore XXX passa la palla e allo stesso istante dove si trovi l’ attaccante e gli ultimi 2 uomini oltre a quelli in posizione passiva!!! Un po’ troppo!!! Inoltre togliendo la regola si aprirebbero gli schemi lasciando maggior libertà di fraseggio e non tutti e 20 ammucchiati a centrocampo.

La disposizione secondo la quale un calciatore si trova in posizione di fuorigioco se una parte qualsiasi del suo corpo (escluse le braccia e le mani) sono più vicine alla linea di porta avversaria sia rispetto al pallone, sia rispetto al penultimo difendente, è recente, in quanto fino alla stagione 2004-05 in Serie A era necessario che passasse una "luce" fra i due corpi, ovvero un calciatore si trovava in posizione di fuorigioco solamente se fra lui e il penultimo difendente passasse della luce, e quindi ci fosse dello spazio vuoto, posta comunque la maggiore vicinanza dell'attaccante rispetto alla linea di porta avversaria.